La musica abbassa l’ansia (Mozart aiuta cuore e cervello)!

Non solo film. «Ogni arte espressiva può essere strumento di supporto psicologico, a volte anche di terapia», dice Salvi.

  • «Lo sperimentò lo psichiatra Franco Basaglia nel 1972 con l’animazione teatrale nel manicomio di Trieste, ma ne sono esempi anche la terapia del sorriso e la clowntherapy in ambito pediatrico. Molti studi dimostrano l’importanza dell’umorismo per la salute».

E la musica?

Nel secolo scorso sono state condotte diverse ricerche sulle modificazioni fisiche che è capace di indurre: respirazione, ritmo cardiaco, circolazione, pressione sanguigna.

  • L’otorinolaringoiatra francese Alfred Tomatis osservò come i ritmi delle opere di Mozart si rapportavano in maniera sorprendente a quelli del battito cardiaco fetale: da qui sviluppò la sua teoria sul cosiddetto effetto Mozart, dove la musica del compositore austriaco diventa vettore di armonizzazione, dinamicità mentale, risveglio della creatività.

«Lo stimolo sonoro risveglia un immaginario ancora più profondo rispetto a quello visivo, ha un effetto dirompente sull’aspetto emotivo, ma anche cerebrale», afferma Oliva.

Secondo un recente studio dell’imperial College di Londra, ascoltare melodie classiche dal vivo aiuta a ridurre i livelli di stress attraverso la modulazione di cortisolo, un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali.

Anche se ancora agli inizi, la musicoterapia si è dimostrata efficace nella riabilitazione di alcuni disturbi neurologici, come depressione, autismo e malattia di Alzheimer.

A giovarne è anche il cuore: diversi studi hanno evidenziato che un semplice motivetto o un ritornello canticchiato ogni mattina funge da antistress naturale, abbassa la pressione e regolarizza il battito cardiaco.

Per questo l’unità di rianimazione generale dell’Ospedale San Raffaele di Milano ha pensato a una serie di iniziative di musica dal vivo per gli assistiti e i loro familiari. Gli effetti sono documentati: oltre ad abbassare l’ansia, la musica riduce la richiesta di sedativi da parte dei malati e li aiuta a mantenere il contatto con la realtà.

Fonte: tratto da un bel servizio di Roberta Camisasca su Ok Salute e Benessere, settembre 2016 – con la consulenza di Fulvia Salvi Presidentessa della Onlus Medicinema Italia e di Gaetano Oliva, docente di Storia del Teatro all’Università Cattolica di Milano

 

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