L’assunzione quotidiana di frutta oleaginosa, secondo le quantità raccomandate dalle linee guida (almeno 25 e fino a 30 g al giorno) è un’abitudine associata al miglioramento del profilo metabolico a tutte le età, con ripercussioni positive per la salute a lungo termine.
Già nel 2016, l’analisi del gruppo Global Burden of Diseases (GBD) aveva sottolineato che, in tutto il mondo, lo scarso apporto di frutta secca e semi risultava la prima causa alimentare di anni trascorsi con una disabilità. Inoltre, è già stato dimostrato che il consumo regolare di frutta a guscio contribuisce alla difesa delle funzioni cognitive durante l’invecchiamento, suggerendo l’opportunità di un approfondimento delle potenzialità neuroprotettrici di questi alimenti che apportano proteine vegetali, vitamine (tra cui l’acido folico), minerali e grassi mono- e polinsaturi.
La ricerca attuale, condotta su una popolazione di future madri residenti in 4 regioni della Spagna, mostra ora un’ulteriore associazione positiva:
In questa ricerca, intesa a verificare quanto l’assunzione regolare di frutta a guscio fosse in grado di influire positivamente anche sulle fasi iniziali dello sviluppo cerebrale fetale, 2.208 future madri sono state suddivise in tre gruppi, in base ai livelli di consumo di frutta oleaginosa.
I ricercatori hanno poi esaminato i bambini a intervalli regolari dalla nascita e fino al compimento dell’ottavo anno, per valutarne le capacità neuropsicologiche e cognitive, con test mirati.
Va detto che il maggior consumo di frutta a guscio è stato dichiarato dalle madri con una migliore espressione verbale e un più elevato livello educazionale, che non avevano fumato né assunto alcol in gravidanza, che aderivano di più al modello di alimentazione mediterranea e che avevano allattato più a lungo il neonato al seno: ma tutti questi aspetti sono stati considerati (ed “aggiustati”) nel modello statistico multivariato utilizzato.
Un più elevato consumo di frutta oleaginosa era associato d’altra parte a una maggiore concentrazione di acidi grassi polinsaturi, e soprattutto di DHA, nel sangue del cordone ombelicale.
Una ricerca di: Gignac F, Romaguera D, Fernández-Barrés S, Phillipat C, Garcia Esteban R, López-Vicente M, Vioque J, Fernández-Somoano A, Tardón A, Iñiguez C, Lopez-Espinosa MJ, García de la Hera M, Amiano P, Ibarluzea J, Guxens M, Sunyer J, Julvez J. (20 giugno 2019).
Fonte: Nutrition Foundation of Italy. A questo link, trovi l’originale ed anche la versione in inglese.
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