Si fa notare già da lontano, con quel blu che spicca tra il grigio dei blocchi ospedalieri e universitari, quando entri, poi, ti domandi dove sei capitato.
Un polo culturale all’avanguardia negli Stati Uniti?
L’atrio colorato di una scuola australiana?
Nuovo perché in soli tredici mesi, grazie a un mix di privati, aziende e fondazioni, è stato realizzato un ospedale di quattro piani, funzionale e accogliente.
Day hospital, 25 stanze di degenza, il centro per i trapianti di midollo osseo, le aree per i bambini e le famiglie, quelle riservate a medici e infermieri e perfino un giardino d’inverno e un terrazzo piantumato.
Inedito è anche il connubio tra pubblico e privato: un ente privato, la Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma, che gestisce il centro, su accordo con la Regione Lombardia, ma in piena autonomia.
Non solo: è una novità la collocazione della ricerca insieme a quella dei reparti di cura e degenza: si guarisce di più dove si fa ricerca.
E qui guarisce oltre l’80% dei bambini: 1.800 quelli curati fino a oggi.
Sintesi dell’articolo di Daniela Condorelli – fonte L’Espresso, 12 novembre 2015
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