Intestino & Microbiota

Reflusso: rigurgiti e bruciore di stomaco!

Il reflusso gastroesofageo di per sé è un disturbo fisiologico: a stomaco pieno, infatti, il materiale gastrico può risalire dallo stomaco all’esofago.

La malattia insorge quando risale una quantità eccessiva di acido gastrico, che provoca lesioni alla mucosa esofagea, generando un’infiammazione (l’esofagite).


CAUSE.

Il reflusso è dovuto al mancato funzionamento del cardias, la valvola che separa l’esofago dallo stomaco, impedendo al cibo e ai succhi gastrici di fare il cammino inverso, o al rallentamento della motilità dello stomaco, che, svuotandosi più lentamente, tende a distendersi verso l’alto a causa dell’aumento della pressione nell’area addominale.


SINTOMI.

Rigurgiti e bruciore di stomaco sono i sintomi tipici, ma la contrazione dell’esofago può causare anche dolore retrosternale, in molti casi difficile da distinguere dal dolore di origine cardiaca.

Inoltre l’infiammazione innescata dal ristagno del materiale gastrico in gola può colpire anche le vie aree, con conseguenti tosse secca, come nel caso di Federica Di Martino, laringite, asma e voce roca.


RISCHI.

Se la malattia non viene controllata, c’è il rischio che a lungo termine l’eccesso di acido dovuto al reflusso cronico modifichi la mucosa della porzione inferiore dell’esofago.

  • Tale trasformazione, denominata esofago di Barrett, aumenta di circa il 25-28% il rischio di carcinoma, perché la proliferazione cellulare abnorme nel tempo predispone allo sviluppo di neoplasie.

LA DIAGNOSI.

L’esofago gastro-duodenoscopia è l’esame che permette di identificare l’esofagite. In caso di assenza di esofagite il reflusso può essere documentato dalla pH impedenzometria esofagea.

Quando il reflusso diviene cronico è necessario sottoporre periodicamente i pazienti all’endoscopia del tratto gastrointestinale superiore: la gastroscopia (l’esame sostenuto anche dall’attrice).

  • Nel caso in cui il tessuto risulti anomalo (esofago di Barrett), ne vengono prelevati dei campioni e con la biopsia si possono identificare i diversi gradi della malattia e valutare l’eventuale rischio di evoluzione verso l’adenocarcinoma, un tumore dell’esofago.

LA TERAPIA.

Con fastidi sporadici possono bastare i farmaci antiacidi, ma in caso di esofagite s’interviene con i cosiddetti inibitori di pompa protonica, che riducono l’acidità gastrica.

A questa terapia possono essere aggiunti prodotti in grado di determinare una barriera meccanica al reflusso e farmaci che migliorano lo svuotamento gastrico.

Quando il paziente non risponde adeguatamente ai farmaci, ne richiede un alto dosaggio (con rischio di effetti collaterali) o in caso di riscontro di displasia di basso grado si può ricorrere alla terapia chirurgica antireflusso, che oggi può essere effettuata anche per via endoscopica, che permette di ricostruire una nuova valvola, o all’esterno o all’interno dello stomaco.


STILI DI VITA
.

Aiutano a evitare l’insorgenza del reflusso la messa al bando delle sigarette e la riduzione degli alcolici, oltre alla moderazione nel consumo di cibi grassi, caffè, cioccolata, menta, tutte sostanze che aumentano la pressione intragastrica o stimolano la produzione di acido o alterano la motilità gastroesofagea.

È molto importante mantenere il peso sotto controllo e in particolare il girovita, in quanto i chili di troppo tendono a creare un aumento della pressione all’interno dello stomaco, con conseguente maggiore rischio d’infiammazione cronica dell’esofago.

 

Fonte: un articolo di Pier Alberto Testoni, Professore Ordinario di Gastroenterologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele e Direttore dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale San Raffaele di Milano – tratto da Ok Salute e Benessere, febbraio 2021
Fonte immagine: File:GastroEsophageal Reflux Disease (GERD).jpg – Wikimedia Commons

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