Gli integratori alimentari sono prodotti sicuri, ma è opportuno assumerli con cautela soprattutto in caso di gravidanza, allattamento o in presenza di malattie croniche come il diabete e l’ipertensione arteriosa. Meglio informare in via precauzionale il proprio medico, che saprà valutare rischi e benefici in base alle condizioni di salute e alle terapie in atto.
Non è infatti da escludere che gli integratori (soprattutto quelli a base di principi vegetali) possano interagire con i farmaci alterandone l’assorbimento e gli effetti.
Ecco qualche esempio segnalato dall‘Agenzia italiana del farmaco.
- Iperico (o erba di San Giovanni): incrementa l’attività degli enzimi del fegato e può ridurre la concentrazione nel sangue di farmaci come la digossina, la lovastatina e il sildenafil.
- Vitamina E: se assunta insieme a farmaci che fluidificano il sangue (come il warfarin), potenzia l’attività anticoagulante aumentando il rischio di sanguinamento.
- Ginseng: oltre a ridurre l’effetto anticoagulante del warfarin, può rafforzare gli effetti di sanguinamento dell’eparina, dell’aspirina e di farmaci antinfiammatori non steroidei come l’ibuprofene, il naproxene, il ketoprofene. La combinazione di ginseng con gli inibitori della monoamino ossidasi (antidepressivi) può causare mal di testa, disturbi del sonno, nervosismo e iperattività.
- Ginko Biloba: ad alte dosi riduce l’efficacia della terapia anticonvulsivante in pazienti che assumono farmaci per il controllo delle crisi epilettiche come quelli a base di carbamazepina e acido valproico.
Fonte: tratto da un servizio di Elisa Bruson su OK Salute E Benessere, settembre 2016
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