Innamoramento? Questione di feeling…. fra i neuroni….

Sono circa 100 miliardi i neuroni che “compongono” il cervello, impegnati a scambiarsi continue informazioni attraverso le connessioni nervose che, si calcola, ammontano circa a un milione di miliardi, ma soprattutto attraverso i neurotrasmettitori, sostanze prodotte all’interno dei neuroni e che hanno proprio il compito di fungere da messaggeri.

Alcuni neurotrasmettitori sembrano essere coinvolti nelle varie fasi dell’innamoramento.

1) Dopamina
Basta vedere la persona oggetto del desiderio per far sì che, nel cervello, aumenti la concentrazione di dopamina, che dà esaltazione ed euforia e rende più allegri, energici e disinibiti. In sostanza, le stesse reazioni che si hanno assumendo cocaina o anfetamine, che provocano un aumento di produzione della dopamina, localizzata nei cosiddetti centri del piacere del cervello.

«Si pensa anche che la dopamina ci renda più curiosi, più esploratori e amanti del rischio», spiega la psichiatra Donatella Marazziti. «E probabilmente gioca un ruolo fondamentale nel predisporci a incontrare un’altra persona, e nel farci sentire su di giri quando siamo attratti da qualcuno, specie se contraccambiati».

2) Noradrenalina
I ricercatori ritengono che questa sostanza entri in gioco nella fase iniziale dell’innamoramento, quando l’attenzione viene attirata da una persona. Molto diffusa nell’organismo, ha un duplice ruolo: come neurotrasmettitore dà eccitazione, rende energici e pieni di entusiasmo, riduce l’appetito, provoca un aumento dell’afflusso di sangue ai muscoli; come ormone stimola la produzione di adrenalina e, nelle persone innamorate, aumenta battito cardiaco, ritmo della respirazione e pressione sanguigna.

3) Serotonina
Ha a che fare con il sonno e l’aggressività, ma anche con la sensazione del dolore e la sessualità. Donatella Marazziti ha chiesto ad alcuni studenti innamorati di fare da cavie per poter esaminare il funzionamento dei loro neurotrasmettitori, e in particolare serotonina, dopamina e noradrenalina.

E così facendo ha verificato che i livelli di serotonina erano inferiori alla media, cosa che rende più ricettivi nei confronti degli altri e riduce la paura verso i nuovi stimoli. Al contrario, dopamina e noradrenalina erano presenti in quantità superiore alla norma.

L’amigdala è la prima parte del cervello a essere coinvolta nell’innamoramento. Seguita dalla corteccia cerebrale.

Fonte: tratto da un articolo di Fiorenza Auriemma, su Benefit ottobre 2003

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