Crescione del Brasile: l’anestetico naturale per il mal di denti (e altro)!

Crescione del Brasile: l'anestetico naturale per il mal di denti (e altro)!
Fonte immagine: https://www.giardini.biz/piante/ortaggi/crescione-del-brasile/

 

Dal 2012, quando è uscita un’importante ricerca, tutti parlano dell’Acmella oleracea. È un’erba curativa dell’Amazzonia, ma si conosce anche in Thailandia con il nome Phak Kratt Huawaen, mentre in India si aggiunge anche per insaporire il tabacco da masticare: sembra che rafforzi le gengive infiammate. Sempre più in commercio: di che cosa si tratta?

Senza farmaci, il mal di denti lo curavano così
La piantina viene tuttora utilizzata dagli eredi della cultura indigena brasiliana dello stato di Parà, infatti è anche chiamata “Crescione del Brasile” (paracress). È usata in cucina come una spezia per il suo gusto piccante e fresco, ma soprattutto per usi medici: mal di denti, ascessi e stomatiti (afte in bocca), persino reumatismi. Con le foglie e i fiori si prepara da sempre un decotto, in pratica un colluttorio con proprietà analgesiche e anestetiche, un po’ come i chiodi di garofano, ma si è vista anche un’azione antibiotica.

Specie ornamentale per i suoi curiosi fiori (avvistata dalle nostre parti…) e, nei luoghi d’origine, usata anche come insetticida.

Duole il dente all’antropologa
Insomma una pianta davvero versatile. Si studia da almeno 15 anni per cercare di carpirne i segreti. Fino a quando, cinque anni fa, l’antropologa Françoise Barbira-Fred-man, in viaggio in Amazzonia, è stata colpita da un brutto mal di denti. La tribù locale le ha offerto il decotto che ha funzionato immediatamente: sollievo! Per questo motivo la ricercatrice ha provato a sviluppare un analgesico a base di Acmella.

Nel frattempo pullulano studi sulla possibilità di usare questa pianta come anestetico locale per le operazioni odontoiatriche. C’è chi dice che possa sostituire l’anestetico di sintesi. Non è detto ma qualcuno ci sta provando.

Un miorilassante come il botulino
L’Acmella ha il suo marchio di fabbrica: si chiama spilantolo, termine derivante dal nome botanico dalla pianta, Spilanthes acmella. È un miorilassante di notevole qualità. Infatti, ora l’Acmella viene vista, almeno in Occidente, come una sorta di botulino naturale, il famoso Botox. Ma senza siringa. Vediamo sempre di più in commercio creme ad effetto lifting su rughe e rughette “da espressione” contenenti questo interessante principio attivo.

Sull’Acmella oleracea ognuno ha la sua idea
In Thailandia, l’Acmella viene soprattutto utilizzata per i problemi gastrointestinali, dermatologici o per il mal di denti, sempre sotto forma di decotto (come in Amazzonia). In India lo stanno valutando come neuroprotettore contro una crescente esposizione ai pesticidi, dispersi nell’ambiente per produrre più cibo. Ci sarà un motivo? Probabilmente sì. Ma tanto resta da scoprire: studi molto elaborati di etnofarmacologia dicono che questo è un antinfiammatorio del tutto inedito, da valutare attentamente. Arriva da una pianta selvatica, come spesso accade.

Fonte: estratto da un bel servizio di Gemma Astolfo su L’Altra Medicina Magazine, dicembre 2017

 




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